Era una pizzeria e trattoria napoletana in via Cola di Rienzo; qualche anno fa si è trasferita nella trafficata via Sammartini, accanto alla Stazione Centrale. Dove ha riaperto inizialmente come ristorante-e-basta: il forno a legna nei nuovi spazi non c’era, e poi nei locali napoletani c’è sempre il rischio che la pizza cannibalizzi le altre proposte. Due anni fa però il bravo patron, Carlo Capuano, si è detto: non è vera Napoli senza la pizza, e ha costruito anche un forno a legna, proprio accanto all’ingresso. E dato che è un perfezionista, dopo qualche infruttuoso tentativo, non trovando un pizzaiolo all’altezza delle sue aspettative, ha deciso di mettersi lui stesso a fare le pizze.
L’offerta è tutta napoletana ed è molto vasta. Ci sono una ventina di pizze, classiche e no: la più cara, con gianchetti e scampetti, costa 9 euro. Seguono antipasti vari come fagioli e gamberetti con cipolla, sauté misto e impepata di cozze.
Classici i primi, dalla pasta e fagioli alla napoletana a una ghiotta carbonara, dalle linguine allo scoglio al risotto alla pescatora. Di secondo pesce, in tutte le preparazioni classiche, ma anche carne, sfizi vegetali e insalatone. Tutti eseguiti con una bravura e una qualità nettamente superiori a quella dei confratelli, intesi non come locali napoletani ma come locali da 30 euro di qualsiasi tipologia. Buoni i dessert della casa. Esistono anche 4 menu degustazione da 22, 24, 27 e 33 euro. Una trentina i vini proposti, campani e non. Napoli sulla Martesana è un locale semplice e spartano. Con le marmette sul pavimento, le pareti gialline, le boiserie basse, quadri e specchi alle pareti, tavoli fitti, tanta luce, musica di sottofondo, tovaglie damascate blu e coprimacchia damascati gialli.