Un ristorante che si pone di sopra del livellamento di proposte dei tanti ristoranti cinesi della città. I gestori puntano sull’alta qualità dei piatti, attingendo alle tradizioni gastronomiche della Cina del Sud. In particolare qui si possono assaggiare le specialità tipiche dell’area di Canton, dove la preparazione dei cibi, all’insegna della naturalezza, tratta gli ingredienti con la maggior delicatezza possibile, senza stravolgerli, mantenendoli vicini allo stato originario. Dal menu, stampato su pergamena e disponibile in cinese e inglese oltre che in italiano, segnaliamo come specialità della casa i vari tipi di dumplings, i classici ravioli cinesi. Da bere una menzione speciale alle pregiate varietà di tè.
Il locale, firmato dall’Architetto Stefano Codecà, si affaccia sul Corso San Gottardo per mezzo di una vetrata che dialoga con l’esterno assorbendone la luce. All’ingresso una fontana, con tanto di zampillio rivolto verso l’interno, vuole essere un simbolo benaugurale: l’usanza vuole infatti che il guadagno segua il corso dell’acqua e converga quindi nell’attività. Ai lati, le boiseries in acciaio brunito e gli alberi stilizzati di diverse altezze creano un senso di profondità e dirigono lo sguardo di chi entra nel ristorante lungo una fuga prospettica che termina nell’imponente statua dorata del Buddha. Oltre ad essa un arco riprende un intreccio caratteristico dei separè orientali, declinandolo però in versione metallica tagliata al laser, ultima cortina prima della cucina a vista. A riscaldare l’atmosfera e ad illuminare i tavoli, la luce rossa di contemporanee lanterne minimal.